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La Storia di Pontevico

Dalle origini romane ai giorni nostri passando per il medioevo ed il rinascimento. Scopri la storia di Pontevico.

All’estremo sud del territorio bresciano, Pontevico è diviso dalla confinante provincia di Cremona dal fiume Oglio.
I primi abitatori dell’agro bresciano furono i Liguri e gli Etruschi ai quali succedettero i Galli Cenomani e quindi i Romani che furono i fondatori di Pontevico. Etimologicamente Pontevico è di derivazione latino-italica che ben individua la sua ubicazione: Pontis Vicus, Villagio del Ponte.Tutta la storia di questo paese è legata al fiume Oglio, al ponte e al castello che dal IX secolo sorse a difesa dell’abitato e del ponte stesso.

L’importanza di Pontevico è documentata dal 1255 quando già il paese era diviso in Borgo Superiore e Borgo Inferiore entrambi dotati di proprio castello e chiesa. La via d’acqua fu basilare per l’economia del paese e cessò solamente quando nel 1867 entrò in funzione la ferrovia Brescia-Cremona.
Dal secolo XII° in poi i comuni italiani furono funestati dalle interminabili lotte tra guelfi e ghibellini, dalle varie rivalità dei feudatari e dall’invasione degli stranieri e sconvolto dalle perenni guerriglie tra cremonesi e bresciani; ghibellini i primi, cioè fedeli all’imperatore e guelfi i secondi, cioè fedeli alla chiesa.


E come la nostra rocca principale fosse una delle più vaste e fortificate dei dintorni è dimostrato anche da una richiesta degli abitanti di Orzinuovi, ai quali il comune di Brescia aveva consigliato di erigersi una propria fortezza circondata dalla fossa munita di torri e di bastioni come quella di Pontevico.
Il nostro castello fu più volte abbattuto e riedificato come nel 1258 da Ezzelino da Romano, da Uberto Pallavicino. Nel 1300 il castello è ricostruito e dato in potere a Giberto da Correggio.

Sempre in questo secolo oltre agli orrori e devastazioni dovute ai vari Signorotti si aggiunsero: un diluvio di cavallette provenienti dall’Ungheria che infestarono tutto la regione lombarda, un lungo periodo di piogge e grandinate che inondarono il territorio e il terribile flagello della peste, tutti fatti che causarono una carestia, miseria e lutti. Finché nel 1426 con la vittoria di Carmagnola lo stendardo di San Marco sventola sul castello di Brescia e tutto il bresciano.


Nel 1454 Pontevico fu distrutto dallo Sforza e i suoi abitanti espulsi dal territorio comunale. Appena cessata quella furia i nostri ritornarono in massa, vennero riedificate le case ed innalzati due nuovi torrioni sul castello. Ma…chi provvedeva il denaro se i campi erano devastati e il popolo ridotto alla più squallida miseria? Fu ancora Venezia che aiutò i suoi buoni pontevichesi oltre che con l’esenzione dalle tasse, con larghe sovvenzioni di grano, di derrate varie e di denaro onde sopperire alle loro necessità. Nel ‘500, secolo d’oro in cui l’Italia si impose al mondo con gli splendori del suo Rinascimento dopo che Cristoforo Colombo aveva appena scoperto il nuovo mondo, incominciarono ad alternarsi nella signoria di Pontevico tutti i nobili veneziani.


Ancora una volta una invasione delle nostre terre: francesi e spagnoli incendiarono il castello e tagliarono il ponte. Giangiacomo Trivulzio riprese il castello, lo restaurò finché non giunsero anche i tedeschi a devastare il nostro suolo. Finalmente venne il giorno sospirato del ritorno alla veneta repubblica con l’avvento di Francesco I sul trono di Francia e ancora una volta la Serenissima fu prodiga di privilegi con le nostre popolazioni. È in questo secolo che nella nostra piazza si istituì il mercato settimanale del martedì e fu costruita la nuova chiesa parrocchiale.


Nel 1630 un’altra terribile pestilenza flagellò tutta la Lombardia, la famosa peste dei “Promessi Sposi”, ed anche Pontevico dovette pagare un largo tributo di vittime al terribile morbo. Si dice che nel mese di settembre i morti montavano già a circa duemila e nel cimitero di S. Andrea non vi erano posti. In questo periodo nell’opera di soccorso si distinsero particolarmente oltre ai curati ed ai cappellani della parrocchia, anche i Frati Disciplini e i Padri Agostiniani. Ancora una volta Venezia venne in aiuto alla nostra popolazione stretta dalla carestia e dalla miseria.


Ancora nel ‘700 a questi danni si aggiunsero altre pubbliche calamità, fra cui un inverno particolarmente rigido che gelò tutte le piante, piogge continue con inondazioni, mortali malattie del bestiame; ed ai poveri pontevichesi non restò che rivolgersi al cielo perché cessassero tanti flagelli.
Infatti nel 1712 tutti i parrocchiani capeggiati dal Clero si recarono in solenne pro-cessione al santuario della Madonna di Rezzato, circa quaranta chilometri a piedi. Nel 1745-54 vi fu la “Fabbrica delle Vincellate” opera che sostiene tutte le acque del fiume Strone per derivarle nella Seriola del comune.


Si maturava intanto una delle più fatali svolte della storia: la rivoluzione francese, che segnò il principio delle rivolte popolari e la fine dei dispotismi feudali.
Nel 1797 finì purtroppo la dominazione veneta con la quale Pontevico meritò grazie al proprio lavoro e fedeltà alla Serenissima tutti i privilegi che gli furono accordati compresa la nomina a “Capo Quadra Privilegiata”. A ricordo di quei tre secoli resta ancora il “Leone di S. Marco” sulla facciata del Municipio.

Nel 1800 sorge l’astro napoleonico caduta la splendida e fino allora indomata Repubblica di Venezia incomincia la dominazione austriaca e con essa i gloriosi moti della Carboneria; e praticamente finisce anche la grande storia del castello di Pontevico. Il castello di Pontevico era così importante da meritarsi persino un affresco dello Stradano (scuola del Vasari) in palazzo Vecchio di Firenze rappresentante un fatto d’armi al quale prese parte Giovanni delle Bande Nere in territorio di Robecco di fronte al castello di Pontevico quando nel 1521 le truppe imperiali e papali, al comando del generale Prospero Colonna, erano in marcia verso Milano. L’episodio è descritto dal Vasari nelle Vite ragionamento 5° della giornata seconda.

Esaurita la sua funzione di roccaforte e cessato il passaggio di sovrani e condottieri illustri, l’enorme edificio rimase per qualche tempo abbandonato finché fu acquistato dalla ditta Pietro Cadolini e C. di Cremona che vi costruì una fonderia. Nel 1844 il maniero che si manteneva alquanto diroccato, venne acquistato dal tedesco principe di Kevenhüller che lo fece riedificare dall’ing. Brilli completamente, con la medesima ampiezza di un tempo, e dandogli un aspetto armonioso.


Un posto del tutto particolare nella storia di Pontevico è dovuto alla Parrocchia assurta al titolo di Abbazia nel 1609 che grazie ai suoi abati e sacerdoti è stata attraverso i secoli un centro di sviluppo morale, civile e sociale per tutta la comunità. Come si è detto il paese anticamente era diviso in due Borghi distinti, ciascuno con la propria chiesa e la propria rocca. La parte inferiore aveva una chiesa dedicata a S. Andrea ed era la vera Parrocchia, la parte superiore ne aveva un’altra dedicata a S. Tommaso.


I due Santi abbinati sono ancor oggi titolari della Parrocchia Abbaziale. La prima sorgeva fra l’attuale cimitero e il santuario della Madonna di Ripa d’Oglio, era vasta e a tre navate; la seconda, iniziata nel 1486 e finita nel 1584 fu costituita a Parrocchia verso il 1575. Nel 1986 sono stati celebrati contemporaneamente tre centenari commemorativi: il quinto della costruzione della prima Chiesa in onore di S. Tommaso Apostolo; il quarto dalla costruzione dell’attuale Chiesa Abbaziale voluta da S. Carlo Borromeo e il primo dall’ampliamento e decorazione della Parrochiale stessa voluti ed attuati dall’Abate Mons. Cremonesini.

Pontevico fu sempre anche all’avanguardia dell’impegno caritativo a favore dei più bisognosi e degli ammalati, in particolare durante le numerose pestilenze che afflissero la bassa bresciana. Già nel XII° secolo esistevano ospizi per pellegrini e ammalati presso le chiese di S. Bartolomeo e la Madonna di Ripa d’Oglio e nel 1600 sorse il Monte di Pietà.
Da ricordare in quest’opera di assistenza sociale Francesco Capparino che nel 1630 fondò il “Pio Istituto Elemosiniero”; il Nobile Ottavio Pontevico, fondatore del “Pio Luogo Poveri” (1728) ancor oggi funzionante; Caterina Gorno Ruffoni Corbellini benemerita per l’Ospedale Civile (1842): Mons. Abate Carlo Angelini che dal 1867 istituì l’Orfanotrofio Femminile; la Nobile Famiglia Ugoni che volle un Asilo Infantile (1873) e le famiglie dei Nobili Giroldi e Forcella da ricordare per la Casa di Riposo oggi modernamente ristrutturata e, dopo la guerra, l’istituto per il ricovero morale e sociale della gioventù voluto dal curato Don Lucrezio Azzini.


Ma un cenno a parte è dovuto all’attuale “Istituto Neuropsichiatrico Bassano Cremonesini” nato per volontà dello stesso Abate Cremonesini nel 1901 che trasformò il castello passato alla storia per stragi e battaglie. Con la fede nella divina provvidenza riuscì dal niente a organizzare questo istituto che ancor oggi con oltre trecento ricoverate è a esempio della sanità nazionale. Fondato con altissimo spirito di carità e con altrettanta povertà di mezzi, fidando solo nella divina provvidenza, poiché quell’asilo mancava di tutto: dalla biancheria alle stoviglie, dalla catena del focolare alle pentole sostituite da barattoli di latta.

Pagina in allestimento: Testo attuale tratto da Vivi la Città 2003-2004